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UN BILANCIO IN BARBA ALL'EQUITA' FISCALE!

La Tares è il nuovo tributo comunale sui rifiuti che manda in soffitta la Tarsu; dalla sua regolamentazione, demandata al Comune, dipendono gli effetti sull’utenza. In sostanza il Regolamento della Tares, come quello dell’Imu, è una sorta di fisarmonica -nel nostro caso in termini di pressione fiscale- suona a seconda di quanto e come la apri.

Ecco che diventa determinante l’indirizzo -musicale per stare nella metafora- che si vuole imprimere alla disciplina del tributo: tutela delle attività produttive? premialità dei comportamenti virtuosi? o altro? Personalmente ritengo imprescindibile preservare le attività produttive se non si vuole dare il colpo di grazia ad un settore in profonda crisi; così come gratificare le condotte virtuose, se si preferisce un sistema di raccolta dei rifiuti intelligente e responsabile e dunque di contenimento dei costi. Queste le ragioni della nostra proposta di emendamenti al Regolamento: abbattimento del 50-60% della superficie da tassare con la TARES per quelle attività produttive che producono e smaltiscono, per la gran parte e con costi di per sé già esosi, rifiuti speciali non assimilati agli urbani; maggiorazione al minimo del tributo giornaliero Tares per le attività che detengono temporaneamente locali o aree pubbliche; riduzione del 10% del tributo per le utenze non domestiche che avviano al recupero rifiuti speciali assimilati agli urbani come vetro, carta ecc.; infine una riduzione del 20% per le utenze domestiche che virtuosamente smaltiscono in proprio gli scarti compostabili dei rifiuti mediante il compostaggio domestico. La proposta, ritenuta formalmente ammissibile dal Collegio dei Revisori dei Conti, è stata rigettata dalla maggioranza nel Consiglio di lunedì scorso.

Capitolo Imu. Da quest’anno, l’intero gettito Imu resta ai Comuni che hanno dunque piena facoltà di autodeterminarsi in sede di bilancio di previsione. Premetto che non tutti i Comuni hanno calcato la mano sulle aliquote Imu: solo un Comune su quattro ha aumentato l’aliquota sulla casa di abitazione; il 50,5% quello sulla seconda casa. Tricase si colloca tra quelli che hanno scelto la strada dell’aumento e di eliminare le agevolazioni che la legge lascia in facoltà agli Enti Locali; ne ricordo qui solo una -introdotta dal Commissario e cancellata dall’attuale maggioranza- l'applicazione dell'aliquota prima casa agli immobili concessi in affitto con contratto regolarmente registrato.

Ritengo che un’Amministrazione debba porsi come obiettivo primario la riduzione della pressione fiscale. Nei momenti di recessione economica è quanto mai importante perseguire il principio di giustizia ed equità fiscale, “pagare tutti per pagare di meno” contro quello di “fare cassa”. Non si può chiedere al cittadino di pagare sempre di più per fare fronte alle spese ed ai debiti dell’Ente; se la giusta lotta all’evasione porta ad un’entrata, questa deve andare a livellare il carico tributario e non ad aumentare la capacità di spesa ed indebitamento dell’Ente.

Se si recuperano dalla lotta all’elusione fiscale ed in particolare dall’accertamento ICI circa 450.000 euro netti, come è avvenuto nel nostro Comune, la somma deve andare con assoluta priorità a calmierare gli aumenti dei tributi che si son registrati in passato piuttosto che rimpinguare i capitoli di spesa, come quelli per manifestazioni e servizi annessi, per nuovi organismi comunali e posizioni dirigenziali, per incarichi e consulenze esterne e per i costi della politica in genere. Ecco perché abbiamo chiesto la riduzione dell’aliquota Imu anche sulla seconda casa, il cui aumento -disposto a settembre scorso- ha avuto gravi ripercussioni sulle famiglie già indebitatesi per costruire un tetto ai loro figli, sul mercato edilizio -lo si percepisce dal minor gettito derivante dalle concessioni edilizie- e sulle attività produttive in genere. Farlo solo sulla prima casa ha incidenza irrilevante, considerato che già le detrazioni previste per legge e quelle per i figli a carico annullano il tributo nella generalità dei casi. Anche qui la proposta di emendamenti, vagliata positivamente sul piano tecnico-formale dai Revisori dei Conti, ha visto il semaforo rosso da parte della maggioranza.     

Sul resto del bilancio di previsione ci saremmo attesi una forte azione di contenimento dei costi. E’ irrazionale spendere in un anno €.350.000 per illuminazione pubblica, €.235.000 per le utenze (luce, acqua, telefono e riscaldamento) degli uffici, €.220.000 di contenzioso ed €.45.000 per francobolli e manifesti! 

Le uniche note positive i progetti finanziati nel corso della precedente Amministrazione, le cui opere verranno inaugurate dal nuovo governo cittadino: la sistemazione di piazza S.Angelo e strade limitrofe, la struttura sportiva di calcetto a Lucugnano, il centro comunità alloggio per minori fuori famiglia a Depressa, i lavori di adeguamento dell’asilo nido comunale di via Giolitti e di recupero e rifunzionalizzazione della Chiesa dei Diavoli, la nuova sede della Biblioteca comunale ed altro ancora.

In definitiva, da questo bilancio, non si percepisce affatto quale sia il progetto per la Città, la scommessa su cui si vuole puntare; di contro tanta frammentazione e poca chiarezza che temiamo non farà sussultare la nostra sonnecchiosa cittadina.

Pubblicata il 13 aprile 2013
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