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UNA NUDA AGORA’

Nell’alveo delle riflessioni sulla vita politica tricasina, bene ha fatto il Direttore Distante a soffermarsi sulla recente lettera con cui il Presidente del Consiglio Comunale ha chiesto a Sindaco e Giunta lumi sullo stato di attuazione delle tante mozioni consiliari.

Pienamente condivisibile l’iniziativa del Presidente, nell’ambito delle sue prerogative, a garanzia dell’unico organo elettivo di rappresentanza popolare e delle sue funzioni di indirizzo e controllo.

E’ evidente che la sua domanda sia del tutto retorica e provocatoria e scopre, ove ce ne fosse bisogno, il vaso di pandora di un profondo iato fra Consiglio, da una parte, e Sindaco con il suo esecutivo, dall’altra.

Svariate le mozioni deliberate da tempo ed all’unanimità dal Consiglio ma rimaste, ormai a metà mandato, lettera morta. Tra le tante, l’istituzione di uno sportello comunale per giovani ed imprese e del testamento biologico. Ma anche sul fronte delle mozioni “Tricase Città dei Libri”, “Tricase Clean City” e “Tricase Città Accessibile”, poco o nulla è stato operato dalla Giunta Chiuri.

Vi è di più. La legittima richiesta avanzata dall’ufficio di presidenza di dotare il Consiglio di una sala consiliare più dignitosa ed i gruppi consiliari di ambienti per l’esercizio delle loro funzioni ed il ricevimento dei cittadini, individuati nella sala del Loggione con conseguente ampliamento, attraverso la fruizione dell’attuale sede consiliare, degli uffici protocollo ed anagrafe di anguste dimensioni e privi di riservatezza, è stata accolta già da un anno dal Sindaco ma è rimasta sulla carta.

Ancora, le tante interrogazioni consiliari ad alcune delle quali il Primo Cittadino ha financo assicurato piena evasione, ma evidentemente senza alcuna reale volontà di farlo. Per tutte, quella sulla riapertura di viale Aldo Moro verso il quartiere della ‘167, quella sul potenziamento del corpo di Polizia Locale o l’altra ancora sulla riattivazione delle stazioni di bike sharing (bici elettriche).   

Il Presidente Martina è demandato a mantenere la barra dritta dei lavori consiliari e l’iniziativa epistolare assunta ben va in quella direzione.

Ma la verità, diciamocelo francamente, è che il Sindaco considera il Consiglio un peso, un laccio, ne farebbe volentieri a meno, vive le sedute consiliari con sofferenza, si sottrae al confronto tanto da abbandonare sistematicamente l’aula quando chi scrive prende la parola per farvi ritorno al termine dell’intervento, una grave offesa istituzionale alla persona e a ciò che in quell’aula essa rappresenta.

Un Primo Cittadino che si considera, buon per lui, del tutto autosufficiente e risolutore di ogni problema della comunità.

In questo contesto si inserisce una maggioranza silente, se si escludono le sferzate del consigliere Vincenzo Chiuri per un deciso cambio di passo e per la netta presa di distanza da alcuni componenti della Giunta, ma assai divisa al suo interno, quasi a compartimenti stagni, con consiglieri che dichiarano di stare alla finestra, altri che aspirano a diventare prima o poi assessori ed altri ancora che pur ricoprendo importanti cariche istituzionali sovracomunali non vengono neppure degnati del saluto dal sindaco.

Per non parlare della Giunta, con assessori in bilico ed altri a tempo come il vice sindaco, e dei funzionari comunali che in un clima così irrespirabile perdono inevitabilmente riferimenti, obiettivi e stimoli.  

Senza rispetto dei valori umani e dei reciproci ruoli non si cresce; le buone idee nascono dal confronto, anche aspro purchè contenuto nella normale dialettica fra le parti; nessuno è depositario del bene assoluto, ma con il contributo di tutti lo si può raggiungere.

 

Pubblicata il 28 settembre 2019
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